Edgard Loyter, sviluppatore software presso Accueil, ci racconta il lungo viaggio dall’Ucraina a quì.
Edgard, parlaci un po’ di te, del tuo arrivo in Italia. Quali sono state le ragioni che ti hanno portato fin quì?
Sono nato in Ucraina che è stata la mia patria per 30 anni, nel corso dei quali ho vissuto la maggior parte delle esperienze tipiche di un qualsiasi giovane europeo.
Ho terminato il mio percorso di studi conseguendo la laurea specialistica in Ingegneria Termica, con la qualifica di Ingegnere Energetico. Questo mi ha dato la possibilità di lavorare in tribunale, come responsabile IT. Con un buon lavoro alle spalle ho così potuto sposarmi e metter su famiglia, crescendo una bambina che oggi ha 15 anni. Andava tutto bene fin quando non sono scoppiate le ostilità nell’est, al confine con la Russia.
Lasciare il tuo Paese non deve essere stato facile. Quando hai capito che, nonostante tutto, era giunto il momento di farlo?
Quando la situazione politica è diventata incandescente non ho avuto altra scelta. L’esercito russo avanzava verso il confine ucraino, minacciando di violarlo contro ogni legittimità. La popolazione si era divisa tra europeisti e filorussi, la tensione era palpabile e tutto stava sfociando in guerra civile. In quella fase ho capito che la scelta migliore, purtroppo, era di abbandonare quanto avevo creato fin lì e cercare miglior fortuna altrove.
Come mai hai scelto proprio l’Italia?
Mia madre ci viveva ormai da molti anni, dunque la scelta è stata facile. Meno facile è stato invece il distacco dalla mia famiglia, che per i primi tempi ho dovuto lasciare in Ucraina. Una decisione obbligata, mio malgrado.
Non conoscendo la lingua, infatti, temevo di non riuscire a trovare subito un lavoro. Così il primo anno ho studiato l’italiano e ho seguito anche un corso di programmazione (una materia che mi ha sempre affascinato) ad Ancona. Ottenuto il master ho iniziato a lavorare come freelancer per tre mesi come programmatore. Allo stesso tempo ero alla ricerca di qualcosa di più stabile, che mi potesse garantire di riavere la mia famiglia accanto.
Che ricordo hai del giorno in cui hai inviato il curriculum in azienda?
Da parenti ho saputo che a Reggio Calabria una società era alla ricerca di sviluppatori. Così non mi sono lasciato sfuggire l’occasione e ho subito inviato un curriculum. Successivamente ho sostenuto un colloquio e dopo poco tempo ero stato assunto.
Per me è stato come vivere un sogno ad occhi aperti. Non credevo di trovare un’azienda a Reggio Calabria che mi consentisse di lavorare facendo quello che ho sempre desiderato fare. Per me fare lo sviluppatore software è una vera e propria passione, qualcosa che faccio indipendentemente se mi trovo sul posto di lavoro o a casa nel tempo libero.
Com’è lavorare ai tempi del coronavirus?
Sono contento di appartenere ad una realtà che si è attivata immediatamente per garantire sicurezza nel lavoro. In Accueil c’è il massimo della collaborazione.
In questo periodo delicato, i miei responsabili ci hanno fin da subito invitato a prepararci ad un eventuale lavoro in Smart Working. Arrivato il momento, noi del team sviluppo software insieme al team di sistemisti IT, abbiamo definito metodi per rendere disponibili i tool sviluppati in azienda per permettere il lavoro da casa a tutti gli operatori. Perché il lavoro di squadra è fondamentale e in Accueil non ci sono “lavoratori di serie A e lavoratori di serie B”: siamo tutti su una stessa barca aiutandoci a vicenda nei momenti di bisogno.
Adesso che in Ucraina sembra essersi ristabilita una certa normalità, senti il desiderio di ritornare?
La mia felicità non appartiene a un luogo preciso. Dove riesco a realizzarmi, lì è la mia casa. La realizzazione per me è stato poter riprendere le redini della mia vita da dove l’avevo lasciata, sia a livello professionale che umano.
Mi sono riunito con mia moglie e mia figlia, che adesso frequenta il primo anno di Liceo e qui ha ormai radicato le sue amicizie. Ho un padre adottivo qui in Italia che, naturalmente vive con mia madre e mi sento in dovere di star loro vicino.
In virtù di tutto questo sarebbe molto difficile ritornare in Ucraina in questo momento. E, oltretutto, non è quello che desidero.