Alessandro Scafaria oggi ingegnere alla Microsoft, ci racconta di quando iniziò a lavorare in Accueil e di come si porta questa esperienza nella nuova attività.
Qual è la sua attuale esperienza lavorativa? Qual è il rapporto con Accueil?
Io attualmente lavoro in Microsoft nella sede di Dublino, sono service operation engineer da due anni e mezzo; prima, per sei anni, ho lavoravo in un’azienda informatica nella mia città, Reggio Calabria.
Ma il mio primo lavoro è stato in Accueil, dal 2006 al 2008. Avevo appena preso la laurea triennale in ingegneria, e mi accingevo a iniziare il percorso della laurea specialistica, mi serviva qualche soldo in più e ho deciso di tentare: sono andato a fare i colloqui, mi attraeva l’idea della flessibilità lavorativa.
La flessibilità deve essere un vantaggio in un mondo normale in cui devi avere la possibilità di cambiare lavoro se non ti trovi bene.
In Italia normalmente non è così, il tuo capo è il tuo capo per tutta la vita, ci sono difficoltà oggettive a cambiare lavoro e tutti si tengono quello che hanno. In quel periodo, nove anni fa, era molto strano trovare un’azienda a Reggio Calabria che facesse i turni e lavorasse in quel modo. Io ero novellino, ero senza esperienza lavorativa, il mio corso di studi non c’entrava con il lavoro, ma ho pensato di provare, di vedere che ambiente c’era, che cosa offrivano. Ho fatto i colloqui, è andata bene, ho iniziato a lavorare e ho iniziato subito a ottenere risultati, vendevo.
A me piace parlare con le persone, spiegare le cose, ho empatia, e mi trovai bene, le vendite andavano bene e l’ambiente interno era favoloso. So che adesso l’azienda è cresciuta, ma io parlo di un periodo passato in cui c’era anche l’entusiasmo del lancio, eravamo pochi e stavamo inventando cose nuove.
Il lavoro mi occupava sei ore al giorno e io riuscii a organizzarmi per finire gli studi che completai in quei due anni. Si era molto occupati nel lavoro, l’ambiente era competitivo, le persone che gestivano i gruppi di lavoro erano molto brave.
Esperienza positiva, dunque?
Certo, era interessante confrontarsi con le persone, si lavorava tanto e bene, si riusciva anche a guadagnare bene, io portavo a casa cifre che a Reggio Calabria a quel tempo erano fantascienza. L’ambiente era molto bello, il rapporto di lavoro era molto impegnativo, ma tu imparavi da persone che erano state a telefono, che avevano maturato esperienza diretta, capaci di insegnarti. Il lavoro all’inizio non mi attirava, lavoravo solo per ragioni economiche, e poi iniziò a piacermi, imparavo, guadagnavo e ero motivato.
Perché poi ha cambiato?
A un certo punto dopo un anno e mezzo occorreva cambiare, io ero laureato in ingegneria, volevo spostarmi in un ambiente tecnico, ma la struttura interna a quei tempi era tutta esternalizzata, quindi non c’erano opportunità. Scelsi perciò di andare a lavorare in un’azienda informatica. Ma sentii il bisogno di informare l’azienda, potevo andare via quando volevo senza dir niente a nessuno, non avevo vincoli contrattuali, ma c’ era da un lato un problema di etica personale, dall’altro il rispetto per un datore di lavoro che se lo era meritato. So che adesso, dal punto di vista tecnico, la situazione è cambiata. C’è una squadra di una decina di ingegneri che si occupano di IT e sviluppo software.
Che cosa è rimasto di questa esperienza nei lavori successivi?
L’esperienza in Accueil è servita moltissimo. Innanzitutto ero già esperto del rapporto di lavoro, del lavoro interno a un’azienda, avevo già maturato un’esperienza e questo te lo porti quando vai a lavorare altrove. Ma nello specifico avere avuto rapporti con clienti è stato importante; anche come ingegnere io avevo rapporti con i clienti, ma anche con grandi fornitori e aver imparato a comunicare, a relazionarsi, a risolvere problemi mi è stato di grande aiuto anche nel rapporto tecnico, non puramente commerciale.
Mi sono portato l’esperienza di comunicatore anche qui dove sono adesso. Nelle grandi aziende uno dei problemi più importanti è la collaborazione, gli ingegneri sono spesso bravi a fare, a progettare, ma spesso non sono capaci di rapportarsi agli altri, e invece la mia capacità di suscitare empatia, di collaborare è uno dei valori aggiunti che mi sono portato qui. In Accueil ho imparato quello che chiamavamo la gestione dell’obiezione, e per me è stata importantissima sia nell’esperienza tecnica a Reggio Calabria sia oggi in Microsoft.
Che differenze di clima lavorativo ha trovato tra Italia e Irlanda?
C’è una grandissima differenza tra Irlanda e Italia. In Italia c’è un’elevata tassazione sulle imprese, che qui non c’è. Qualcuno mi potrebbe dire, e che rapporto c’è tra la pressione fiscale e il clima di lavoro e il rapporto lavorativo? C’è, eccome. La tassazione più bassa, la mancanza di certi vincoli contrattuali, anche di certe garanzie, porta a una flessibilità molto più forte e a una disponibilità economica molto maggiore. Qui puoi cambiare lavoro facilmente, puoi lasciare quando vuoi, sapendo che poi facilmente troverai di meglio. È ovvio che hai meno tutele, ma chiaramente questo non è necessariamente un problema, con più flessibilità ci sono anche più opportunità. Meno garanzie significa più soldi in busta paga, e questo è un vantaggio. Si può lavorare di più, c’è meno regolamentazione e però chi vuole può trovare di meglio, può cercare più lavori e guadagnare di più.