Camelo Versace, project manager presso Accueil nella sede di Reggio Calabria, ci racconta i segreti per diventare un bravo consulente telefonico.
Quali sono stati gli inizi della sua vita in azienda?
Ho iniziato come consulente telefonico nel 2004, sono stato tra i primi a lavorare, ero uno studente di giurisprudenza, mi mancavano pochi esami alla laurea, non avevo mai lavorato fino ad allora. Per me era un momento difficile, avevo appena perso mio padre, avevo un forte senso di responsabilità, non volevo pesare su mia madre, sulla famiglia, per questo ho deciso di provare con il lavoro. Lì per lì era un modo per uscire fuori da quel momento, col passare dei giorni ho capito che lo sapevo fare e mi piaceva. Dopo pochi mesi sono passato a responsabile di sala (ndr responsabile di un gruppo di operatori che condividono un ambiente e degli obiettivi), dopo un anno, ho collaborato allo start up della società e ho lavorato un po’ a tutto, dal recruiting alla produzione. E crescendo come impegno e responsabilità dopo qualche anno sono diventato project manager.
E gli studi, abbandonati?
Per nulla. Lavorando sono comunque riuscito a completare gli studi e mi sono laureato. Quindi, se uno ha buona volontà può lavorare e portare a termine un percorso di studio.
Che cosa serve per diventare un bravo consulente telefonico?
Per fare bene il lavoro occorre tanta pazienza e anche tanta professionalità. Il ruolo del consulente telefonico viene spesso sminuito pensando che tutti lo possano fare, invece fare attività di vendita al telefono è difficile, specialmente oggi che il cliente può verificare in tempo reale su internet quello che stiamo dicendo. Per riuscire occorre formarsi e innovare: visto che i social e la rete stanno modificando il modo di informarsi del cliente, bisogna cambiare le tecniche di vendita, aggiornarsi.
Quali sono i motivi di successo della vostra azienda?
La professionalità dei nostri manager, un forte senso di rispetto per i collaboratori. Accueil non è un’azienda verticistica, chi vuol parlare con un manager può farlo, l’aspetto umano per noi è importante. Poi si punta molto sull’utilizzo di nuove tecnologie: noi su questo investiamo molto, siamo all’avanguardia. Infine noi crediamo nei nostri collaboratori e li valorizziamo.
La sala è il cuore produttivo dell’azienda, che clima c’è, si lavora da soli, con ritmi duri o c’è tempo per altro?
Il clima in una sala è sempre diverso, ogni sala è una cosa a sé stante, originale. Il coordinatore, quello che noi chiamiamo team manager, finisce per influenzare il clima e lo rende personale. Ci sono momenti di grande intensità lavorativa, ma anche momenti di scambio, di comunicazione interna, il rapporto qualche volta esula da quello lavorativo, noi crediamo nel rapporto umano. Io passo molto tempo ancora nella sala, credo nel contatto con i collaboratori, da quello misuro i risultati e appunto il clima.
Che consigli darebbe a un ragazzo che sta pensando di inviarvi il curriculum?
Consiglio ai ragazzi di provare questo mestiere, perché nasconde molti aspetti positivi, ci sono dei pregiudizi, anche dovuti al modo di operare di alcuni concorrenti in altre epoche, ma occorre provarci, mettersi in discussione, in un settore che sarà un punto nevralgico della nostra società. Il call center è cresciuto negli ultimi anni ma secondo me in termini di prospettiva può crescere ancora, alzando però il livello qualitativo del nostro lavoro. Non solo il venditore, ma il venditore di qualità che offre un servizio al cliente. Questo è il futuro del lavoro commerciale: offrire un servizio in una società competitiva, e per questo servono venditori che siano consulenti. Noi offriamo questo, e il call center giocherà sempre di più questo ruolo. Quindi chi inizia con noi deve sapere che le possibilità sono buone, sia per quello che offre l’azienda, sia per il ruolo che i call center giocheranno nel futuro.