Graziella Campione, team leader presso la sede Accueil di Aci Sant’Anonio, ci racconta il cammino in equilibrio tra famiglia e lavoro.
Come hai conosciuto Accueil?
Era il 27 dicembre di sette anni fa. Allora avevo appena iniziato la mia esperienza in un call center, una cosa del tutto nuova per me. Trovavo quel tipo di lavoro di per sé stimolante, direi affine alla mia personalità. Mi è sempre piaciuto mettermi in gioco ma sentivo che mancava qualcosa in quell’ambiente, quel pezzo del puzzle che fa sembrare tutto perfetto quando guardi le cose da una prospettiva diversa. Il caso ha voluto che proprio in quel periodo Accueil avrebbe aperto una nuova sede proprio a pochi passi da dove prestavo servizio. Dunque ho deciso di inviare un curriculum e tentare la sorte. Poco tempo dopo ero stata assunta in azienda.
I primi tre mesi sono stati piuttosto duri avendo deciso di dedicarmi contemporaneamente – almeno per un po’ – a entrambi i lavori. Però questo mi ha dato anche la possibilità di poter fare fin da subito un raffronto tra le due esperienze. L’aria che ho respirato qui aveva un profumo decisamente diverso. Serenità, pace, un senso di dedizione al lavoro privo di ogni inutile tensione. In Accueil ho trovato il pezzo del puzzle mancante.
Hai scoperto di avere subito affinità alla vendita, come dote innata, o hai imparato strada facendo?
Questo lavoro mi ha stimolata fin dall’inizio.
Sono una persona alla quale piace porsi degli obiettivi e fare di tutto per raggiungerli. Non credevo di possedere una particolare attitudine, semmai delle potenzialità che, come un seme appena piantato, avevano solo bisogno di essere coltivate. Pian piano, ho nutrito quel piccolo germoglio il tanto che bastava per farlo crescere forte e rigoglioso. Ho praticato questa strada con cura e disciplina fin quando la pianta è finalmente fiorita. È stato allora che sono diventata team leader.
Che cosa fa un Team Leader in Accueil?
Sicuramente non è un capo che dirige in maniera sterile la sala. Direi che la mia esperienza di madre e, va da sé, di moglie mi ha aiutata non poco. Coinvolgimento, un orecchio sempre teso verso le istanze degli operatori e, sopratutto, una guida amica alla quale rivolgersi, sono gli assi nella manica che un team leader dovrebbe sempre avere.
Non impongo mai la mia linea, piuttosto il trucco sta nel comprendere la personalità dell’operatore e modellare la consulenza secondo quelle che, a mio avviso, sono le tecniche migliori di vendita. È il consiglio, non l’ordine, l’ingrediente segreto. Credo che un leader, in ogni sua accezione, non possa prescindere da questo. Come un musicista mi sforzo affinché ogni strumento della mia orchestra sia intonato, creando la perfetta armonia d’insieme. E alla fine si va tutti fuori a mangiare una pizza!
Possiamo dire quindi Campione di nome e di fatto?
(Ride) Diciamo solo che tra famiglia, figli e lavoro cerco di piazzarmi almeno tra i primi 3 sul podio!
Quale consiglio daresti a una new entry che accostandosi a questo mondo ha delle remore?
Più che “questo mondo” è IL mondo in generale che ci mette costantemente alla prova. Credo sia normale per tutti provare un senso di smarrimento quando ci si ritrova di fronte a una strada che inizialmente non si conosce ma si è costretti comunque a percorrere. Non bisogna mai demordere alle prime avversità che il mondo del lavoro, in ogni sua coniugazione, ci pone davanti. Avvicinarsi a qualsiasi professione può sembrare come dover scalare una montagna. È il tempo che della montagna farà una vasta pianura.
Il nostro ambiente è un crocevia di tante personalità. Come vivi il rapporto con gli altri?
Non dimenticando mai la strada percorsa finora! A volte, quando si ricopre un ruolo di responsabilità maggiore, si tende facilmente a dimenticare il senso di insicurezza o, peggio, di inadeguatezza che si è provato agli inizi. Così cerco di specchiarmi nei bisogni degli altri, come se dovessi aiutare la me stessa di sette anni fa. In azienda proprio il continuo scambio di opinioni ha fatto di me la persona che sono oggi.
È difficile essere madri e donne lavoratrici. Come concili le due cose?
A volte è dura staccare completamente la spina e vestire i panni della mamma o, viceversa, del team leader. Col tempo ho imparato dalle mie “vite parallele” che coesistono delle chiavi di lettura intercambiabili, esperienze che all’occorrenza possono risultare utili in entrambe le situazioni. Crescere un figlio, poi, è sicuramente un’avventura indescrivibile. Alla base però c’è sempre l’amore per ciò che si fa, anche se in declinazioni diverse.
Qual è stato il momento in azienda che ti ha dato maggiori emozioni?
Senza dubbio quando ho scoperto di essere in attesa di mio figlio. Ero in sala, come ogni giorno, e ricevo una telefonata. Una telefonata diversa dalle solite. Così mi è stato comunicato il risultato dell’esame Beta. Stavo per diventare madre! A stento potevo trattenere l’emozione, come se stessi esplodendo di gioia. Non ho potuto fare a meno di condividere la mia felicità con tutta la sala, che considero come una famiglia. È stato un giorno di festa per tutti, davvero. Un ricordo che si è scolpito nel cuore.